Lo spleen di Parigi

« Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi. E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno: “È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare. »

– Charles Baudelaire

Leggete leggete leggete!

Libri che mi sono piaciuti e che consiglio

I fiori del male – Charles Baudelaire
Il Piccolo Principe – Antoine de Saint-Exupéry
Ho Freddo – Gianfranco Manfredi
L’Alchimista – Paulo Coelho
Memorie di una Geisha – Arthur Golden
Diario – Anna Frank
Quando Hitler rubò il coniglio rosa – Judith Kerr
Se questo è un uomo – Primo Levi
Iliade – Omero
Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien
Harry Potter – J.K. Rowling
L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera
Niente di nuovo sul fronte occidentale – Remarque

La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.

UNIVERSITÀ, CRISI TRAVOLGE I LAUREATI SEMPRE PIÙ DISOCCUPATI

 

Nel 2010 il tasso dei senza lavoro sale al 19% rispetto al 16% dell’anno precedente. E’ quanto rileva, via web, il XIV rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani.

Università, crisi travolge i laureati sempre più disoccupati 

ROMA –  Sono pochi, sottoutilizzati e scarsamente retribuiti. Tanto che anche a molti anni dal conseguimento del titolo devono fare affidamento sulle tasche dei genitori. Sono i laureati italiani secondo il xiv rapporto sulla loro condizione lavorativa prodotto dal consorzio di universita’ almalaurea e presentato oggi a Roma. In Italia solo il 20% dei 25-34enni ha un titolo di studio universitario contro il 37% medio dei paesi ocse (26% in Germania, 41% negli Usa, 43% in Francia). Ma invece di essere inseguiti dal mercato del lavoro questi giovani restano spesso a casa. Tanto che aumenta la quota di disoccupati fra i laureati, anche fra chi ha titoli forti come gli ingegneri o i medici. In particolare, nell’ultimo anno, secondo almalaurea, fra i laureati triennali la percentuale di disoccupati a un anno dal conseguimento titolo e’ salita dal 16 al 19%. Fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi piu’ lungo, si e’ passati dal 18 al 20%. e non va meglio a chi si laurea in un corso a ciclo unico di piu’ anni (medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza): la disoccupazione a un anno dalla laurea passa dal 16,5 al 19%. La crisi non ha risparmiato chi ha investito su una formazione di lungo periodo. Ma solo in Italia: le tabelle del rapporto mostrano impietose come all’estero sia cresciuta, anche fra il 2009 e il 2010, la quota di occupati nelle posizioni piu’ specializzate. almalaurea ha intervistato circa 400mila laureati. Confermando fra l’altro il crescente divario fra nord e sud.
LAUREA PERDE ANCHE SUL LUNGO PERIODO – Laurea perde terreno anche sul lungo periodo – la crisi ha fatto perdere terreno alla laurea anche sul lungo periodo. Tra i laureati del 2006, che non sono stati toccati dalla famosa riforma del 3+2, a cinque anni dall’ottenimento del titolo il tasso di occupazione (78%) risulta in calo nell’ultima rilevazione di 3 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione e’ in rialzo di circa 2 punti. Dilatando l’arco temporale di osservazione al periodo 2005-2011 la quota di laureati pre-riforma occupati a cinque anni ha subito una contrazione di 8 punti percentuali. La crescita del tasso di disoccupazione e’ invece pari a 6 punti. La stabilita’ dell’occupazione a cinque anni dalla laurea si estende fino a coinvolgere il 70% degli occupati pre-riforma, anche se risulta in calo di circa un punto rispetto all’analoga rilevazione del 2010 (-3 punti rispetto all’indagine 2006). Ma la nota piu’ dolente sono le retribuzioni: il loro valore reale si e’ ridotto, negli ultimi sei anni, del 17% circa (dell’8% solo nell’ultimo anno). Guadagnano meglio e lavorano di piu’ i laureati di area medica, gli ingegneri gli economisti. I laureati in lettere sono in coda. E a dieci anni dalla laurea cosa accade agli stipendi? restano “sostanzialmente stabili”, spiega almalaurea. E la famiglia continua ad essere una ppoggio “fondamentale”. Nord e sud divario senza fine – si acuisce ancora, poi, il divario territoriale nord-sud. L’occupazione dei laureati specialistici del 2007 residenti al nord, ad un anno dalla conclusione degli studi, era superiore di 13,5 punti percentuali rispetto ai colleghi residenti nel mezzogiorno. Fra i laureati del 2010 il divario e’ lievitato a 17 punti percentuali. Contemporaneamente la disoccupazione, che fra i laureati residenti al sud era superiore di 11,7 punti percentuali rispetto ai residenti al nord, ha visto il divario crescere raggiungendo 17,8 punti percentuali. sul terreno delle retribuzioni: per chi lavorava al nord la retribuzione era superiore dell’8,2 per cento (laureati 2008) rispetto a chi lavorava nel sud. Una disparita’ che e’ lievitata fino a raddoppiare fra i laureati del 2010 (16,9%).

Fonte: Tg1 online

Elogio alla Pazzia

Non è la ragione, che si ferma all’apparenza delle cose, a muovere il mondo, ma la follia, cioè la capacità di ciascuno di assecondare e promuovere innumerevoli forme di autoinganno, che servono ad alimentare le illusioni, a rendere sopportabile la vita, a sfruttare quella poca felicità che abbiamo a disposizione.

– Erasmo da Rotterdam

In fiamme al Cairo anche i tesori dell’Istituto d’Egitto

Cairo, 18 dic. (TMNews) – A due passi da piazza Tahrir,
alcuni volontari cercano di recuperare quel che rimane dei manoscritti antichi conservati nell’Istituto d’Egitto, dato ieri alle fiamme durante gli scontri in corso da tre giorni al Cairo.

Il ministro della Cultura, Shaker Abdel Hamid, ha bollato come “una catastrofe per la scienza” l’incendio che ha investito l’edificio, fondato nel 1798 da Napoleone. “L’edificio conteneva manoscritti molto importanti e libri rari di cui è difficile trovare uguali nel mondo”, ha detto ieri, lanciando un appello ai “giovani della rivoluzione, al Consiglio superiore per la cultura e ai restauratori per salvare quel poco che rimane”. Oggi alcuni volontari hanno risposto all’appello: “Proviamo a salvare quello che possiamo di questi documenti storici. L’edificio può crollare da un momento all’altro”, ha dichiarato Olfa, una ragazza che riempie una borsa di documenti in parte bruciati. “Li consegneremo alle autorità” prima che vadano completamente distrutti o che vengano rubati, ha garantito Momtaz.

Il fumo continua intanto ad alzarsi dall’edificio; secondo le forze armate, l’incendio sarebbe stato appiccato dalle bombe molotov lanciate dai dimostranti, che negano. Le fiamme hanno fatto crollare il tetto e i pavimenti.

Nell’istituto erano conservate circa 200.000 opere di carattere storico e geografico, alcune rarissime, come l’edizione originale della monumentale Descrizione dell’Egitto, summa delle conoscenze sul Paese degli scienziati della spedizione di Bonaparte.

Fonte: Virgilio Notizie
“Non sapevamo che quella fosse una biblioteca – ha dichiarato uno dei dimostranti alla Cnn – noi amiamo il nostro paese” [fonte: RaiGiornaleRadio]

 

Ora, se tu ami così tanto il tuo paese, perchè non conosci almeno gli edifici pubblici che lo compongono?
Cercare di creare un futuro migliore, distruggendo il passato, non porta da nessuna parte.